venerdì 29 settembre 2017

CHE VE NE PARE? Il vangelo del 1° ottobre

             “Che ve ne pare?”.
              Questa Domenica il Signore sembra chiederci un’opinione. Ma ascoltando bene la domanda e la parabola in essa contenuta, vedremo che, in effetti, non è questa che gli interessa, ma che ciascuno di noi scopra e accetti la verità del suo cuore.
              Chi è cieco su sé stesso, infatti, non può convertirsi; non ne ha bisogno. È un ipocrita e vive ingannato; ha un cuore schizofrenico che si traduce in atti che smentiscono le parole, in comportamenti opposti alle decisioni che si illude di aver preso.
            E’ schiavo di se stesso, come il secondo figlio della parabola che risponde “si, Signore. Ma non andò” nella “vigna”. L’originale greco tradotto con “sì” è “ego”, cioè “io”. Sembra strana come risposta, eppure è molto profonda. Non può dire neanche , non gli esce, fosse anche per mentire, perché Il suo “ego” lo tiene in scacco.
             Non c’è spazio per l’obbedienza, perché il suo “io” soffoca quello dell’altro. Probabilmente non ha nemmeno ascoltato suo padre, impegnato a guardarsi con “vanagloria”, come i “capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo”.
            Non a caso la Chiesa inizia ogni giorno con il Salmo 94: “Se oggi ascoltate la sua voce, non indurite il cuore”. Anche il padre della parabola dice qualcosa di simile ai due figli: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed è come se dicesse: “Ascoltami, e obbedisci (in ebraico lo stesso termine ha i due significati). Non chiuderti in te stesso, esci dal tuo egoismo e va’ ad operare nella vigna”.
           L’originale greco tradotto con lavorare, infatti, significa anche operare, ed è un termine che nel Vangelo di Matteo e in quello di Giovanni richiama alla fedeL’opera per eccellenza è proprio credere. Niente di moralistico o volontaristico dunque. Il padre sta annunciando ai suoi due figli la Buona Notizia che per loro è preparata una “vigna” dove poter “credere”.
           Allora, “che te ne pare?”, quale dei due figli sei? Hai accolto l’invito del Padre? Dove sei “oggi”? Sei andato nella “vigna”?
Se, come Giovanni Battista, ti dicessi che sei corrotto, attaccato al denaro, avido e avaro come un “pubblicano”? O se ti dicessi che sei una “prostituta”, venduto a chi ti offre più affetto e considerazione? Come reagiresti? Forse ti adireresti, e cominceresti a difenderti cercando di dimostrare che non lo sei. Sì, commetto qualche peccato, non rubo, non uccido, insomma, qualche parolaccia, uno scatto d’ira, e poco più.
        Se pensi così significa che sei ancora cieco. “Pur vedendo” tanti peccatori convertirsi e camminare nella “via della giustizia” dove imparano a compiere la volontà di Dio, “non ti penti”.       Non puoi “credere” all’annuncio della Chiesa perché cerchi la “vanagloria” dagli uomini. Il demonio ti sta ingannando incensando il tuo “ego”.
              Sei troppo preoccupato di saziarlo che non puoi “lavorare nella vigna”: io, io, io, io… ..


BAMBINI IN RETE .... SOLI NELLA GIUNGLA!

Le tecnologie inseguono i piccoli ma (quasi) nessuno si preoccupa di proteggerli

 di Gigio Rancilio
Fingono di non vederli. Fingono che non esistano. Perché il problema è grosso. E occuparsene è tutt’altro che facile. Stiamo parlando dei milioni di bambini che hanno un profilo social. E che ogni giorno accedono a contenuti multimediali «adulti». Dove violenza, odio, scurrilità e sesso spesso la fanno da padrone.
Ufficialmente per aprire un profilo social bisogna avere almeno 13 anni. Lo prevede la legge americana, alla quale Facebook, YouTube, WhatsApp, Snapchat e Twitter si rifanno. Solo in Italia (fonte We Are Social) gli iscritti a Facebook tra i 13 i 17 anni sono 1 milione 130mila. Quanti siano a livello mondiale non lo sa di preciso nessuno.
A giorni arriverà in libreria “Nasci, cresci e posta - I social network sono pieni di bambini: chi li protegge?”, un volume di Città Nuova, scritto dal giornalista e collaboratore di Wired Simone Cosimi e dallo psicoanalista e psicoterapeuta Alberto Rossetti. Citando lo studio The Cyber Effect di Mary Aiken, cyberpsicologa forense e professoressa aggiunta all’University College di Dublino e al Geary Institute for Public Policy, nonché consulente dello European Cyber Crime Centre dell’Europol, «un quarto dei bambini fra i 9 e i 10 anni, e la metà di quelli fra gli 11 e i 12 anni, usano Facebook». Ovviamente lo fanno mentendo sulla loro età. L’accesso a YouTube, che è di fatto un social, è ancora più facile. 
Per vedere la maggior parte dei contenuti non serve nemmeno iscriversi. E basta cliccare anche su un titolo innocuo come «Peppa Pig» per trovarsi tra i video correlati filmati con parodie sboccate che a loro volta rimandano a video non adatti ai bambini. Insomma, siamo sempre alle solite. Le tecnologie inseguono i bambini perché sono il futuro. Perché è facile trasformarli in consumatori «bisognosi » di un nuovo gadget, una nuova bambola o un nuovo hoverboard da 300 euro. Li vogliono. Perché producono fatturato. Ma non vogliono lavorare per creare aree protette adatte a loro. E quando annunciano «YouTube a misura di bambini » lo fanno più per immagine che non perché sono interessati davvero a proteggerli. Non è un caso che non sappiamo neanche quanti bambini ci sono sui social, cosa fanno e con chi interagiscono.
Possibile che nemmeno la politica se ne interessi? In realtà il 16 dicembre 2015 i governi dell’Unione europea, insieme con l’Europarlamento, hanno stabilito di portare da 13 a 16 anni il limite per iscriversi a Facebook, Snapchat, Instagram e gli altri social (e persino per aprire una casella di posta elettronica). Tuttavia, hanno deciso «di attribuire la facoltà alle singole nazioni di conservare la soglia attualmente in vigore se lo riterranno opportuno».
Il nuovo Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali è entrato in vigore il 24 maggio 2016 ma diventerà definitivamente applicabile in via diretta in tutti i Paesi UE a partire dal 25 maggio 2018. Dal 2018, termine ultimo per il recepimento da parte dei singoli Stati, per iscriversi al social network fondato da Mark Zuckerberg potrebbe non bastare più avere tredici anni come previsto ora. Quella che sembra un’ottima notizia, contiene però un problema non da poco: non è chiaro chi dovrà vigilare in merito e quali saranno le eventuali sanzioni. E c’è da scommettere che, per calcolo o anche solo per pigrizia, la maggior parte dei Governi terrà il limite attuale dei 13 anni.
               A confermarci l’importanza di questo che è e resta uno scandalo c’è la dichiarazione di Simon Milner, policy director di Facebook per il Regno Unito, Medio Oriente e Africa che confessò al The Guardian: «Facebook non ha una soluzione per risolvere questo problema». Tanto, come si dice, sono bambini. A chi interessa tutelarli? Per fortuna ci sono sacerdoti come don Di Noto che da anni operano in questa direzione. Don Fortunato ha scritto anche una lettera aperta ai bambini digitali. La trovate qui: https://buff.ly/2xI6sDW .

www.avvenire.it

SHARE THE JOURNEY - La campagna internazionale per i migranti

Share the journey. 
Campagna Caritas Internationalis per i migranti   
È stata lanciata ufficialmente da papa Francesco il 27 settembre, durante l'Udienza generale da piazza San Pietro,alla presenza di persone migranti e rifugiate, attualmente accolte tramite i progetti Caritas,la Campagna di Caritas Internationalis "Share the journey" (#sharejourney), nata con l'obiettivo di promuovere la “cultura dell'incontro” nelle comunità da cui i migranti partono o ritornano, in quelle in cui transitano e in quelle in cui scelgono di stabilire le loro case.

Attraverso “Share the journey” si vuole capire e contribuire a far capire perché così tante persone stanno lasciando la loro terra in questo momento storico. Si vogliono anche stimolare le comunità a costruire relazioni con rifugiati e migranti, accendere una luce e illuminare la strada. La migrazione è una storia molto antica, ma questa campagna mira ad aiutare le comunità a vederla con occhi nuovi e un cuore aperto.
 L'appello del Santo Padre
Sono lieto di accogliere i rappresentanti della Caritas, qui convenuti per dare inizio ufficiale alla campagna Condividiamo il viaggio – bel nome della vostra campagna: condividere il viaggio –, che ho voluto far coincidere con questa udienza. Do il benvenuto ai migranti, richiedenti asilo e rifugiati che, assieme agli operatori della Caritas Italiana e di altre organizzazioni cattoliche, sono segno di una Chiesa che cerca di essere aperta, inclusiva, accogliente. Grazie a tutti voi per il vostro instancabile servizio. Voi avete fatto già l’applauso, ma loro meritano tutti davvero un grande applauso, da tutti!
 Con il vostro impegno quotidiano, voi ci ricordate che Cristo stesso ci chiede di accogliere i nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati con le braccia, con le braccia ben aperte. Accogliere proprio così, con le braccia ben aperte. Quando le braccia sono aperte, sono pronte a un abbraccio sincero, a un abbraccio affettuoso, un abbraccio avvolgente, un po’ come questo colonnato in Piazza, che rappresenta la Chiesa madre che abbraccia tutti nella condivisione del viaggio comune.".

Le parole del Papa (video - 27/09/2017)

giovedì 28 settembre 2017

A SCUOLA IN “UNIFORME” o .... COME CIASCUNO VUOLE?

Il look giusto per la scuola insegna a vestirsi nella vita

La questione di come ci si presenta in classe è sempre la stessa e le regole ancor più necessarie. Lo dimostrano le direttive che la quasi totalità dei dirigenti scolastici ha imposto agli studenti. Bisognerebbe spiegare ai ragazzi che ciò che viene tollerato tra i banchi potrebbe essere considerato del tutto inadeguato, per esempio, in un contesto di alternanza scuola-lavoro.
di Nicoletta Martinelli

       Siamo rimasti uno dei pochi Paesi occidentali a non avere disposizioni nazionali su cosa è consentito indossare a scuola e cosa no. E non perché non se ne senta la mancanza o perché il problema sia emerso di recente. Sono passati quasi trent’anni – era il 1989 – da quando Sergio Mattarella, allora ministro dell’Istruzione, fu formalmente interpellato dal deputato radicale Ilona Staller sul caso di una studentessa di Vigevano richiamata dalla preside perché si era presentata in classe con un look azzardato. Non paga, la preside aveva anche proceduto a vietare formalmente alle allieve di indossare la minigonna durante le ore scolastiche. Da qui l’ira di Cicciolina. «Se è innegabile il diritto dei giovani a indossare modelli di abbigliamento diffusamente proposti dalla moda corrente e ormai naturalmente accettati, è altrettanto innegabile – rispondeva Mattarella – che le stesse famiglie, tranne rare eccezioni, si aspettano che nella scuola la naturale esuberanza dei giovani sia contenuta a livelli compatibili con un ambiente ove si esercita istituzionalmente una funzione educativo-didattica». Quindi – era la conclusione dell’odierno presidente della Repubblica – il provvedimento della preside «non può essere ritenuto sconveniente o suscettibile di censura».                  Trent’anni dopo la questione è sempre la stessa e le regole ancor più necessarie. Lo dimostrano le direttive che la quasi totalità dei dirigenti scolastici ha imposto, chi prima, chi dopo, agli studenti. 
                 L’ultima risale a pochi giorni fa ed è entrata in vigore (tra le solite polemiche ormai trite) a Rimini, all’istituto tecnico industriale Belluzzi-Da Vinci, dove il dirigente scolastico Fabiana Fortunati ha vietato di indossare pantaloni corti, jeans strappati e magliette con i buchi, canottiere, cappellini e sandali infradito ....


5 OTTOBRE - GIORNATA MONDIALE DEGLI INSEGNANTI

The United Nations' (UN) World Teachers' Day celebrates the role teachers play in providing quality education at all levels. This enables children and adults of all ages to learn to take part in and contribute to their local community and global society.

WHAT DO PEOPLE DO?
Various events are arranged in many countries around the world on or around October 5.
These include celebrations to honor teachers in general or those who have made a 
special contribution to a particular community. 
The day may also be marked by conferences emphasizing the importance of teachers and learning,  
extra training sessions for teachers, recruitment drives for the teaching profession among 
university students or other suitably qualified professionals and events to increase
 the profile of teachers and the role they play in the media.

Trade unions or other professional organizations that represent teachers play 
an important role in organizing World Teachers' Day events in many countries.

2 OTTOBRE - GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NON VIOLENZA


IL 2 OTTOBRE, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA NONVIOLENZA,
 OVUNQUE SI SVOLGANO INIZIATIVE DI PACE E DI SOLIDARIETA'


Si avvicina il 2 ottobre, l'anniversario della nascita di Gandhi che l'Onu ha dichiarato Giornata internazionale della nonviolenza. Che ovunque si svolgano iniziative di riflessione e di mobilitazione per la pace e i diritti umani, per contrastare la violenza nell'unico modo concreto e coerente: con la scelta nitida e intransigente della nonviolenza che sola salva le vite e riconosce la dignità e i diritti di ogni essere umano e dell'intero mondo vivente.
*
            Mohandas K. Gandhi é stato della nonviolenza il più grande e profondo pensatore e operatore, cercatore e scopritore; e il fondatore della nonviolenza come proposta d'intervento politico e sociale e principio d'organizzazione sociale e politica, come progetto di liberazione e di convivenza. Nato a Portbandar in India nel 1869, studi legali a Londra, avvocato, nel 1893 in Sud Africa, qui divenne il leader della lotta contro la discriminazione degli immigrati indiani ed elaboro' le tecniche della nonviolenza. Nel 1915 tornò in India e divenne uno dei leader del Partito del Congresso che si batteva per la liberazione dal colonialismo britannico. Guidò grandi lotte politiche e sociali affinando sempre piu' la teoria-prassi nonviolenta e sviluppando precise proposte di organizzazione economica e sociale in direzione solidale ed egualitaria. Fu assassinato il 30 gennaio del 1948. 
         Sono tanti i meriti ed é tale la grandezza di quest'uomo che una volta di più  occorre ricordare che non va  mitizzato, e che quindi non vanno occultati limiti, contraddizioni, ed alcuni aspetti discutibili - che pure vi sono - della sua figura, della sua riflessione, della sua opera. Opere di Gandhi: essendo Gandhi un organizzatore, un giornalista, un politico, un avvocato, un uomo d'azione, oltre che una natura profondamente religiosa, i suoi scritti devono sempre essere contestualizzati per non fraintenderli; Gandhi considerava la sua riflessione in continuo sviluppo, e alla sua autobiografia diede significativamente il titolo Storia dei miei esperimenti con la verita'. 
        In italiano l'antologia migliore é Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi; si vedano anche: La forza della verità, vol. I, Sonda; Villaggio e autonomia, Lef; l'autobiografia tradotta col titolo La mia vita per la libertà, Newton Compton; La resistenza nonviolenta, Newton Compton; Civiltà occidentale e rinascita dell'India, Movimento Nonviolento (traduzione del fondamentale libro di Gandhi: Hind Swaraj; ora disponibile anche in nuova traduzione col titolo Vi spiego i mali della civilta' moderna, Gandhi Edizioni); La cura della natura, Lef; Una guerra senza violenza, Lef (traduzione del primo, e fondamentale, libro di Gandhi: Satyagraha in South Africa). Altri volumi sono stati pubblicati da Comunita': la nota e discutibile raccolta di frammenti Antiche come le montagne; da Sellerio: Tempio di verita'; da Newton Compton: e tra essi segnaliamo particolarmente Il mio credo, il mio pensiero, e La voce della verità; Feltrinelli ha recentemente pubblicato l'antologia Per la pace, curata e introdotta da Thomas Merton. Altri volumi ancora sono stati pubblicati dagli stessi e da altri editori. I materiali della drammatica polemica tra Gandhi, Martin Buber e Judah L. Magnes sono stati pubblicati sotto il titolo complessivo "Devono gli ebrei farsi massacrare?, in "Micromega" n. 2 del 1991 (e per un acuto commento si veda il saggio in proposito nel libro di Giuliano Pontara, Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996). Opere su Gandhi: tra le biografie cfr. B. R. Nanda, Gandhi il mahatma, Mondadori; il recente accurato lavoro di Judith M. Brown, Gandhi, Il Mulino; il recente libro di Yogesh Chadha, Gandhi, Mondadori, e quello di Christine Jordis, Gandhi, Feltrinelli. Tra gli studi cfr. Johan Galtung, Gandhi oggi, Edizioni Gruppo Abele; Icilio Vecchiotti, Che cosa ha veramente detto Gandhi, Ubaldini; ed i volumi di Gianni Sofri: Gandhi e Tolstoj, Il Mulino (in collaborazione con Pier Cesare Bori); Gandhi in Italia, Il Mulino; Gandhi e l'India, Giunti. Cfr. inoltre: Dennis Dalton, Gandhi, il Mahatma. Il potere della nonviolenza, Ecig. 
          Una importante testimonianza é quella di Vinoba, Gandhi, la via del maestro, Paoline. Per la bibliografia cfr. anche Gabriele Rossi (a cura di), Mahatma Gandhi; materiali esistenti nelle biblioteche di Bologna, Comune di Bologna. 
           Altri libri particolarmente utili disponibili in italiano sono quelli di Lanza del Vasto, William L. Shirer, Ignatius Jesudasan, George Woodcock, Giorgio Borsa, Enrica Collotti Pischel, Louis Fischer. Un'agile introduzione e' quella di Ernesto Balducci, Gandhi, Edizioni cultura della pace. Una interessante sintesi e' quella di Giulio Girardi, Riscoprire Gandhi, Anterem, Roma 1999. Tra le piu' recenti pubblicazioni segnaliamo le seguenti: Antonio Vigilante, Il pensiero nonviolento. Una introduzione, Edizioni del Rosone, Foggia 2004; Mark Juergensmeyer, Come Gandhi, Laterza, Roma-Bari 2004; Roberto Mancini, L'amore politico, Cittadella, Assisi 2005; Enrico Peyretti, Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi, Pazzini, Villa Verucchio (Rimini) 2005; Fulvio Cesare Manara, Una forza che da vita. Ricominciare con Gandhi in un'età di terrorismi, Unicopli, Milano 2006; Giuliano Pontara, L'antibarbarie. La concezione etico-politica di Gandhi e il XXI secolo, Ega, Torino 2006.

Da: TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 2838 del 28 settembre 2017
Telegrammi quotidiani della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace e i diritti umani di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza (anno XVIII)

mercoledì 27 settembre 2017

IMPEGNO E OTTIMISMO COME STILE DI VITA


"Prometti a te stesso 
di parlare di bontà, bellezza, amore 
a ogni persona che incontri; 
di far sentire a tutti i tuoi amici 
che c'è qualcosa di grande in loro; 
di guardare al lato bello di ogni cosa 
e di lottare perché il tuo ottimismo diventi realtà”.

Madre Teresa di Calcutta

martedì 26 settembre 2017

L’UNITA’ E’ LA RICETTA PER COSTRUIRE IL FUTURO!

Prolusione del Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Bassetti, al Consiglio Permanente della CEI

Cari confratelli e - permettetemi - soprattutto cari amici, sono ormai molti anni, dal 1994, che partecipo ai lavori della Conferenza episcopale italiana. Vi sento amici: per la conoscenza lunga e profonda, la comunione vissuta in momenti di fraternità, la condivisione di responsabilità e la discussione franca dei problemi della Chiesa italiana e del mondo. Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine al Santo Padre per la fiducia e la premura che ha riposto nella mia persona affidandomi questo incarico. Un pensiero particolare lo rivolgo, inoltre, al cardinale Angelo Bagnasco, per due mandati presidente della Cei. Lo ringrazio di cuore, a nome di tutti, per il suo servizio, la fedeltà al Papa e alla Chiesa, e l’attenzione dedicata ad ognuno di noi.
Pensando al territorio di cui siamo espressione, sento il dovere di esprimere una parola di profonda riconoscenza ai nostri parroci: sono costruttori di comunità, strumenti della tenerezza di Dio, presbiteri che si spendono e si ritrovano nella carità pastorale. Accanto a loro, mi è impossibile non accennare ai religiosi: uomini e donne che, nella varietà dei loro carismi, ci restituiscono il primato dell’amicizia con il Signore, la profezia della fraternità e la fecondità delle opere.
Un ringraziamento doveroso, infine, in questa sede anche agli operatori della comunicazione, che ci consentono di arrivare nelle case della gente, con una parola che vuol essere di sostegno e speranza.
L’incarico che mi è stato affidato mi pesa sulle spalle, anche per l’età. Mi consolano le parole che monsignor Enrico Bartoletti scrisse nel suo Diario, l’11 agosto 1972, quando gli fu comunicato il suo nuovo compito in Cei. Così scrisse: « In manus tuas, Domine! Signore, accetta il mio umile sacrificio e dammi la grazia di cercare solo te». Con gioia e commozione cerco di far mie queste parole con l’assoluta convinzione che senza l’aiuto di Dio non potrei far nulla. Sento una grande responsabilità che si addolcisce nella consapevolezza di servire la Chiesa italiana.
Cari confratelli, è mia intenzione aprire il Consiglio permanente rivolgendo un pensiero a quelle persone che ora sono nella sofferenza e nel lutto. Vorrei testimoniare la più sincera vicinanza a tutte quelle donne che in Italia, pressoché quotidianamente, sono vittime di una violenza cieca e brutale. Un pensiero affettuoso va, anche, a tutte le popolazioni italiane ferite dal terremoto, da Ischia all’Italia centrale; ai cittadini di Livorno, colpiti da una tragica alluvione; e al Messico dove un terribile terremoto ha tolto la vita a centinaia di persone.
1. UN CAMBIAMENTO D’EPOCA
Parlando a Firenze al Convegno ecclesiale nazionale, papa Francesco ha detto che «oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca ». Questo è uno snodo decisivo: il punto di partenza per la riflessione e l’impegno.
Quasi nulla è più come prima. Dobbiamo assumere la piena consapevolezza che stiamo vivendo in un mondo profondamente cambiato, in un’Italia molto diversa rispetto al passato e con una Chiesa sempre più globale. In questa nuova realtà, sorgono nuove sfide e nuove domande a cui bisogna fornire, senza paura e con coraggio, delle risposte altrettanto nuove.
Oggi viviamo in una società tecnologica e secolarizzata. Una società, afferma papa Francesco, che corre un «grande rischio»: quello di essere caratterizzata da «una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata ......


lunedì 25 settembre 2017

#SUPERERRORI: 6 SETTIMANE PER UN WEB SICURO

Sette personaggi, uno per ogni rischio della Rete, protagonisti della miniserie del Safer Internet Centre coordinato dal Miur
Spot su Rai, Mediaset, Sky e La7
Dal 25 settembre al 5 novembre, in concomitanza con l’avvio del nuovo anno scolastico, i #Supererrori tornano ad essere i protagonisti della campagna sulla sicurezza in Rete promossa da Generazioni Connesse, il Safer Internet Centre (SIC) italiano, cofinanziato dalla Commissione Europea e coordinato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in partenariato con Polizia di Stato-Polizia postale e delle comunicazioni, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Università degli Studi di Firenze, Università degli Studi “La Sapienza” di Roma, Save the Children Italia Onlus, S.O.S. Il Telefono Azzurro, Cooperativa E.D.I., Movimento Difesa del Cittadino, Skuola.net, Agenzia Dire.
Sei settimane nel corso delle quali tornano i sette personaggi, uno per ogni rischio della Rete: Chat WomanL’Incredibile UrlL’Uomo TaggoLa Ragazza VisibileSilver SelfieTempestata e Il Postatore Nero. Scopriremo come si sono trasformati, quali comportamenti li hanno condotti alle loro disavventure e come evitare di commettere gli stessi errori. Nel corso della campagna saranno lanciati i sei nuovi episodi della miniserie “I Super Errori del Web”, avventure quotidiane e divertenti situazioni sulla sicurezza in Rete e sul corretto utilizzo di Internet. Durante la campagna, assisteremo alle conseguenze che ogni Super Errore vivrà a causa del comportamento rischioso adottato in Rete. Ogni personaggio identifica una tematica, tra cui, la privacy, l’uso delle immagini on line, il sexting e le false notizie.
Sui canali social di Generazioni Connesse (Facebook, Twitter e Instagram) ogni settimana conosceremo meglio i sette personaggi incontrati per la prima volta nella scorsa edizione del progetto. Ogni lunedì, a partire da oggi, si inizierà con la messa on line del video teaser della campagna precedente, per scoprire nei giorni successivi, attraverso una scheda di approfondimento pubblicata su Facebook, come si è evoluto il personaggio e quale comportamento sulla rete identifica. La settimana di programmazione on line si concluderà con un post sulle modalità utili per chiedere aiuto nel caso si viva una situazione simile a quella vissuta dai nostri #Supererrori.
A partire da giovedì 28 settembre, sarà on line il primo episodio della nuova miniserie e dal mese di ottobre, dopo una prima fase virale sui social network, la campagna “6 settimane per un web sicuro” approderà in televisione con passaggi sulle reti RaiMediasetSky e La7.
Il programma prevede: ...              Leggi: SUPERERRORI
da EDSCUOLA

NOTES AIMC - Notiziario dell'Associazione Italiana Mestri cattolici - n. 14


Leggi: NOTES 14

domenica 24 settembre 2017

MIGRANTI - UNA NUOVA CULTURA


L’integrazione è possibile, ma c’è bisogno di un modello che rifugga dalla paura e dalla chiusura, valorizzando le piccole e grandi esperienze positive già presenti e diffuse in tutt’Italia
Le migrazioni sono una delle grandi questioni del XXI secolo. I flussi di popolazioni, che si spostano nel mondo, riguardano ogni anno milioni di persone e toccano tutti i continenti.
In Europa, stiamo vivendo solo una parte di quanto accade a livello globale, perché oggi non si emigra solo dal Sud del mondo verso il Nord, ma in ogni direzione. L’Africa è l’esempio di un continente i cui popoli sono in movimento nelle direzioni più varie. L’Italia, nel volgere di mezzo secolo, ha profondamente cambiato la sua posizione: da paese di migranti verso il mondo a paese che si sente assediato dai migranti. Non è un cambiamento da poco. Alla fine dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, tanti italiani hanno cercato un futuro fuori dai confini del giovane Regno d’Italia. Siamo stati un paese di emigranti. Questa storia ci ha segnato, con le tante opportunità che ha creato, ma anche con le molte sofferenze di chi si è avventurato lontano, fuori dai confini nazionali.            Tanto è stato scritto sulle migrazioni italiane e non è qui il caso di ripercorrerne la bibliografia. Un bel museo delle migrazioni è sorto dal 2004 a Genova, «Galata – Museo del mare», nel porto antico, che testimonia questa storia con testi, immagini, racconti e ricostruzioni, vista con gli occhi di chi partiva dalla città ligure. È significativo che il Museo ospiti da qualche anno una sezione particolare, «Memoria e Migrazioni», nella quale si racconta, oltre l’emigrazione italiana via mare del XIX e XX secolo anche la recente immigrazione verso l’Italia. E Genova è il punto di osservazione in cui si colloca il nostro autore, Doriano Saracino.

Da paese di emigranti siamo divenuti un paese di immigrazione. Un cambiamento rapido e profondo, cui forse la popolazione italiana non è stata preparata da nessun investimento di tipo culturale o educativo. Una realtà su cui si è fatto fatica a registrarsi, tanto che, a differenza di altri paesi europei, non si è sviluppato un modello italiano d’integrazione. Anche le nostre leggi sull’immigrazione, nelle diverse redazioni di questi ultimi anni, poco tengono conto di una realtà in rapido cambiamento....


Leggi: MIGRANTI

MATEMATICA E INTERCULTURA

INSEGNARE LA MATEMATICA
 IN PROSPETTIVA INTERCULTURALE

di Franco Favilli

Un mondo globalizzato richiede la mobilitazione degli educatori per arrivare alla progettazione di nuovi curricoli.
Si rende pertanto necessario uno studio e un'analisi delle conoscenze indigene per una loro eventuale integrazione  con la conoscenza scolastica, al fine di creare un contesto educativo in cui culture diverse sono parimenti valorizzate e considerate degne di attenzione.
Lo studio e l'analisi devono riguardare anche la Matematica, una materia che non può essere considerata indipendente dalle culture ....



SPRECARE? UNA GRANDE INGIUSTIZIA E SEGNO DI INCOSCIENZA!

#iosprecozero. La lotta allo spreco? È in piazza 

«Finché gli ultimi non saranno i primi, mi trovate qui», si legge sulle loro magliette, e per una volta lo slogan è assolutamente veritiero: chi nella vita ha avuto la fortuna di conoscerli e vederli operare, sa chi sono gli oltre tremila volontari della Comunità "Papa Giovanni XXIII" oggi presenti in mille piazze d’Italia per l’evento "Un pasto al giorno". Sa chi sono e si fida, anzi si affida, perché nei loro gesti quotidiani riconosce la scintilla mai spenta del fondatore don Oreste Benzi, salito al Cielo dieci anni fa: è alle mense delle centinaia di case-famiglia della "Papa Giovanni XXIII" che siedono ogni giorno migliaia di persone in Italia e all’estero, con 7 milioni e mezzo di pasti distribuiti ogni anno e, soprattutto, con 4.600 persone che ricevono molto di più, una famiglia. Sono bambini, certo, ma anche anziani senza nessuno, ragazze liberate dalle schiavitù, barboni, ex tossicodipendenti o ex alcolisti, disabili gravissimi, ex carcerati, o persone semplicemente sole: «Dare una famiglia a chi non l’ha» era la cura prescritta da don Benzi per ogni problema, e la guarigione dei suoi "casi" è sotto gli occhi di tutti.

Presentati i protagonisti, ecco perché "Un pasto al giorno" merita che si vada al sito dell’evento di oggi (www.unpastoalgiorno.org) a cercare la piazza più vicina a casa, per incontrare quei ragazzi che vogliono ancora mettere gli ultimi al fianco dei primi. In cambio di un’offerta libera si riceve #iosprecozero, libro realizzato dalla Comunità su carta al 100% riciclata, ricco di idee, spunti e testimonianze per imparare a ridurre gli sprechi. Non un noioso vademecum, ma un agile compagno di vita quotidiana, con ricette che insegnano a utilizzare ciò che ingenuamente gettiamo nell’umido: ottime ad esempio le bucce degli ortaggi per farsi in casa i dadi vegetali, così come il riso speziato all’indiana che valorizza le bucce di banana, o la spadellata di baccelli di pisello. Seguono i consigli per un utilizzo alternativo degli scarti alimentari non più mangiabili ma ancora perfetti per uso domestico o di bellezza (dal latte scaduto utile come detersivo, all’olio del fritto che diventa sapone)... ..
                                              Leggi. LA LOTTA ALLO SPRECO

da AVVENIRE

sabato 23 settembre 2017

IL PADRONE DELLA VIGNA

L'economia del Signore: amare in «perdita» 
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono.  
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. [...]»
  
Se Il Vangelo è pieno di vigne e di viti, come il Cantico dei cantici. La vigna è, tra tutti, il campo più amato, in cui il contadino investe più lavoro e più passione, gioia e fatica, sudore e poesia. Vigna di Dio e suoi operai siamo noi, profezia di grappoli colmi di sole. Un padrone esce all'alba in cerca di lavoratori, e lo farà per ben cinque volte, fino quasi al tramonto, pressato da un motivo che non è il lavoro, tantomeno la sua incapacità di calcolare le braccia necessarie.
 
C'è dell'altro: Perché ve ne state qui tutto il giorno senza fare niente? Il padrone si interessa e si prende cura di quegli uomini, più ancora che della sua vigna. Qui seduti, senza far niente: il lavoro è la dignità dell'uomo. Un Signore che si leva contro la cultura dello scarto! E poi, il cuore della parabola: il momento della paga. Primo gesto contromano: cominciare dagli ultimi, che hanno lavorato un'ora soltanto. Secondo gesto contro logica: pagare un'ora soltanto di lavoro quanto una giornata di dodici ore.

Mi commuove il Dio presentato da Gesù: un Dio che con quel denaro, che giunge insperato e benedetto a quattro quinti dei lavoratori, vuole dare ad ognuno quello che è necessario a mantenere la famiglia quel giorno, il pane quotidiano. Il nostro Dio è differente, non è un padrone che fa di conto e dà a ciascuno il suo, ma un signore che dà a ciascuno il meglio, che estende a tutti il miglior dei contratti. Un Dio la cui prima legge è che l'uomo viva. Non è ingiusto verso i primi, è generoso verso gli ultimi. Dio non paga, dona.

È il Dio della bontà senza perché, che trasgredisce tutte le regole dell'economia, che sa ancora saziarci di sorprese, che ama in perdita. Anzi la nostra più bella speranza è un Dio che non sa far di conto: per lui i due spiccioli della vedova valgono più delle ricche offerte dei ricchi; per quelli come lui c'è più gioia nel dare che nel ricevere. E crea una vertigine dentro il nostro modo mercantile di concepire la vita: mette l'uomo prima del mercato, il mio bisogno prima dei miei meriti.

Quale vantaggio c'è, allora, a essere operai della prima ora? Solo un supplemento di fatica? Il vantaggio è quello di aver dato di più alla vita, di aver fatto fruttificare di più la terra, di aver reso più bella la vigna del mondo. Ti dispiace che io sia buono? No, Signore, non mi dispiace che Tu sia buono, perché sono io l'ultimo bracciante. Non mi dispiace, perché so che verrai a cercarmi ancora, anche quando si sarà fatto molto tardi.

Io non ho bisogno di una paga, ma di grandi vigne da coltivare, grandi campi da seminare, e della promessa che una goccia di luce è nascosta anche nel cuore vivo del mio ultimo minuto.


(Letture: Isaia 55,6-9; Salmo 144; Filippesi 1,20-24.27; Matteo 20,1-16)
  
Ermes Ronchi 
 

(tratto da www.avvenire.it)


venerdì 22 settembre 2017

LA DIDATTICA DELLE COMPETENZE


SCUOLE IN RETE PER LA DIDATTICA PER COMPETENZE

Oggi a Roma
 Seminario nazionale AIMC

Certificazione delle competenze e costruzione della rubrica di valutazione; compito autentico/compito di realtà; autobiografia cognitiva. Tre scuole italiane a confronto, oggi a Roma, per tirare le fila di un percorso di formazione condiviso che ha avuto come fulcro la didattica per competenze.
L'iniziativa formativa a cura dell’Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC), coordinata dal responsabile nazionale della formazione AIMC Giacomo Zampella, ha coinvolto i docenti di tre istituti scolastici di Campania, Lazio e Toscana, con caratteristiche e bisogni estremamente diversi.
Arriviamo a questo Seminario nazionale dopo un intenso lavoro di scambio e cooperazione tra l’AIMC e, soprattutto, istituti coinvolti, dirigenti scolastici e insegnanti” ha spiegato il presidente nazionale dell’AIMC Giuseppe Desideri intervenendo all’iniziativa.
Questo Seminario nazionale traccia un primo bilancio su un percorso legato alla didattica per competenze che non si ferma certo qui. Siamo e continueremo ad essere impegnati a praticare e sperimentare attività di formazione che coinvolgano pienamente la professionalità docente in percorsi di ricerca-azione, perché soltanto in questo modo l'attività formativa può rappresentare una leva di miglioramento della didattica e della scuola in generale".
Il Seminario dal titolo “Sviluppare, mobilitare, certificare competenze. La parola alle scuole”, che si è svolto oggi presso l’IC Margherita Hack di Roma con la partecipazione in teleconferenza dei docenti di Arezzo e Napoli, ha consentito di evidenziare e mettere in relazione i punti di forza e le prospettive di sviluppo delle tre differenti esperienze. 
Hanno partecipato ai lavori, insieme ai dirigenti nazionali dell’AIMC, Maria D’Agostino, dirigente scolastico DD di San Sebastiano al Vesuvio (Na); Mario Di Maio, dirigente scolastico di Napoli; Cristina Giuntini, dirigente scolastico IC “Guido Monaco” di Castel Focognano (Ar); Rosa Musto, dirigente tecnico USR Lazio; Carlo Rinzivillo, dirigente scolastico IC “Margherita Hack” di Roma; le docenti Letizia Baldoni, IC “Margherita Hack” di Roma; Alba Mattesini e Teresa Pierallini, IC “Guido Monaco” di Castel Focognano, e Maria Rosaria Landino, docente DD di San Sebastiano al Vesuvio.
L’Ufficio stampa AIMC

Roma, 22 settembre 2017










Ufficio stampa AIMC - Clivo di Monte del Gallo, 48 - 00165 Roma - tel. 06634651 - fax 0639375903

giovedì 21 settembre 2017

SVILUPPARE, MOBILITARE, CERTIFICARE COMPETENZE - Seminario nazionale


CONCORSO PER DIRIGENTI SCOLASTICI

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il Regolamento per la definizione delle modalità di svolgimento delle procedure concorsuali per l'accesso ai ruoli della dirigenza scolastica. 
Qui il testo del provvedimento: 👇




GAZZETTAUFFICIALE.IT

EDUCARE ALLA SPERANZA


  • La speranza è la virtù di un cuore che non si chiude nel buio, non si ferma al passato, ma sa vedere il domani.
    – Papa Francesco (@Pontifex_it, 20 settembre 2017)

Papa Francesco: " ....... La catechesi di oggi ha per tema: “educare alla speranza”. E per questo io la rivolgerò direttamente, con il “tu”, immaginando di parlare come educatore, come padre a un giovane, o a qualsiasi persona aperta ad imparare.
Pensa, lì dove Dio ti ha seminato, spera! Sempre spera.
Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te: è dentro. Pertanto, non concedere spazio ai pensieri amari, oscuri. Questo mondo è il primo miracolo che Dio ha fatto, e Dio ha messo nelle nostre mani la grazia di nuovi prodigi. Fede e speranza procedono insieme. Credi all’esistenza delle verità più alte e più belle. Confida in Dio Creatore, nello Spirito Santo che muove tutto verso il bene, nell’abbraccio di Cristo che attende ogni uomo alla fine della sua esistenza; credi, Lui ti aspetta. Il mondo cammina grazie allo sguardo di tanti uomini che hanno aperto brecce, che hanno costruito ponti, che hanno sognato e creduto; anche quando intorno a sé sentivano parole di derisione.
Non pensare mai che la lotta che conduci quaggiù sia del tutto inutile. Alla fine dell’esistenza non ci aspetta il naufragio: in noi palpita un seme di assoluto. Dio non delude: se ha posto una speranza nei nostri cuori, non la vuole stroncare con continue frustrazioni. Tutto nasce per fiorire in un’eterna primavera. Anche Dio ci ha fatto per fiorire. Ricordo quel dialogo, quando la quercia ha chiesto al mandorlo: “Parlami di Dio”. E il mandorlo fiorì.
Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati! Non rimanere mai caduto, alzati, lasciati aiutare per essere in piedi. Se sei seduto, mettiti in cammino! Se la noia ti paralizza, scacciala con le opere di bene! Se ti senti vuoto o demoralizzato, chiedi che lo Spirito Santo possa nuovamente riempire il tuo nulla.
Opera la pace in mezzo agli uomini, e non ascoltare la voce di chi sparge odio e divisioni. Non ascoltare queste voci. Gli esseri umani, per quanto siano diversi gli uni dagli altri, sono stati creati per vivere insieme. Nei contrasti, pazienta: un giorno scoprirai che ognuno è depositario di un frammento di verità.
Ama le persone. Amale ad una ad una. Rispetta il cammino di tutti, lineare o travagliato che sia, perché ognuno ha la sua storia da raccontare. Anche ognuno di noi ha la propria storia da raccontare. Ogni bambino che nasce è la promessa di una vita che ancora una volta si dimostra più forte della morte. Ogni amore che sorge è una potenza di trasformazione che anela alla felicità.
Gesù ci ha consegnato una luce che brilla nelle tenebre: difendila, proteggila. Quell’unico lume è la ricchezza più grande affidata alla tua vita.
E soprattutto, sogna! Non avere paura di sognare. Sogna! Sogna un mondo che ancora non si vede, ma che di certo arriverà. La speranza ci porta a credere all’esistenza di una creazione che si estende fino al suo compimento definitivo, quando Dio sarà tutto in tutti. Gli uomini capaci di immaginazione hanno regalato all’uomo scoperte scientifiche e tecnologiche. Hanno solcato gli oceani, hanno calcato terre che nessuno aveva calpestato mai. Gli uomini che hanno coltivato speranze sono anche quelli che hanno vinto la schiavitù, e portato migliori condizioni di vita su questa terra. Pensate a questi uomini.
Sii responsabile di questo mondo e della vita di ogni uomo. Pensa che ogni ingiustizia contro un povero è una ferita aperta, e ....